Mare limite.
In queste immagini le pur evidenti origini "costiere"
(acqua, sabbia, pietra ...), perdendo il loro significato descrittivo,
hanno reso possibile la creazione di oggetti visivi astratti che
lasciano emergere l'idea della reciprocità di mare e terra:
le mutevoli forme del mare dipendono dalla natura della costa,
ma la natura della costa è plasmata dal lavorio incessante
del mare, delle correnti, delle onde.
E tuttavia: dov'è il confine tra mare e terra? Non c'è
"confine" in realtà, ma solo "limite",
dove la terra tende al mare e a sua volta il mare tende sempre
e di nuovo alla terra.
A. Di Scipio
Per riuscire a cogliere e trasformare in immagini attimi di questa
continua evoluzione, in cui mare e terra non perdono mai, anzi
rafforzano, la loro identità, è necessario abbandonare
la solita visuale e lasciar correre lo sguardo rasoterra, magari
inclinandolo fino a capovolgerlo, o farsi sedurre da quelle "luci
estreme" che, confondendo gli occhi con violenti riflessi
e inutili oscurità, uniformi grigiori o cangianti cromatismi,
riescono a illuminare realtà nascoste.
Molte
immagini della serie "Mare Limite" sono state espressamente
realizzate per l'installazione interattiva multimediale "Sound
& Fury (IV)", nata dalla collaborazione con A. Di Scipio.
In quest'opera, sia la multivisione che la musica iniziano con
un potente scroscio di onde, poi però lentamente immagini
e suoni si distaccano sempre più dal dato concreto, fino
ad abbandonarlo del tutto.
Una
nota critica
(...) del lavoro di Prignano colpisce la "poeticità
" di certe sue superfici.
Immagini che non si concludono
che rimandano ad altrettante
possibili letture: superfici proposte come occasioni poetiche;
a volte il titolo serve a riferirsi non alla sostanza del soggetto,
ma ad un punto di partenza sostantivale
. Da cui partire.
"Acqua", ma l'immagine è quella di piccole rifrazioni
: mondi possibili racchiusi in una goccia, viaggi da intraprendere
nelle sensazioni ed evocazioni della materia fotografata.
(...) Gli scatti di Prignano sono quasi una rivelazione di verità
nascosta nell'apparenza fuggevole delle cose. Acqua che scorre
o che ristagna, giochi di luce su di una pozzanghera, che noi
"vediamo intera" (...) e cogliamo mutevole ed effimera.
La fotografia di Manilio blocca invece la materia, e ne scava
un segreto (...) Un'essenza delle cose.
Molte opere di questo autore sono proprio dettagli stupefatti
e stupefacenti di superfici. L'obiettivo e la luce creano la visione,
ma soprattutto la rivelano. Rivelano segreti grandi in cose minute.
Il dettaglio non è la parte su cui fermare lo sguardo,
non è la ricerca del particolare, ma "una finestra"
che si apre. La fotografia apre un limite dello sguardo e ci mette
dentro alla cosa, spesso un oggetto della natura. La fotografia
è un al di là.
Tecnicamente sono immagini non virtuali
. anzi Prignano opera
a volte direttamente sulla materia della pellicola.
Questo dato stimola alla riflessione sul medium, sul rapporto
tra idea o intuizione artistica, operatività, tecnica,
materia. Un interrogativo che via via che i mezzi di produzione
e di riproduzione dell'immagine si potenziano, ci ripropongono:
la centralità della mente umana, l'essenza del pensiero
inventivo.
Operare come fa Prignano è senza dubbio una ricerca sulla
potenza implicita dell'oggetto, che si fa scenario possibile di
un segreto, di un'altra visione, soprattutto mediante la luce
ed il tempo: la formula più antica della immagine fotografica.
Ecco dunque che queste immagini non si risolvono nella loro apparenza
visiva. Non sono solo bellezza, sono una ricerca di lettura dentro
all'oggetto inquadrato.
Per questo quello di Manilio Prignano è un vero e proprio
linguaggio, che si articola al servizio di un testo visivo.
Non a caso il suo lavoro si è legato ad installazioni visive
e musicali
si offre alla percezione più profonda
da parte del pubblico di tante possibili emozioni che possiamo
registrare in uno spazio tempo, investiti dalla luce, udendo e
vedendo e che ci pongono di fronte all'universo delle cose in
maniera meno distratta.
"Vibrazioni", per esempio è un'opera che rivela
visivamente ed emozionalmente il suono. "Veli evanescenti
e delicati filamenti o nervosi archi e volute di luce
dalle
vibrazioni di una corda di un'arpa"(cit.)
(...) Le immagini si rendono al servizio di un "testo"
preesistente, si fanno scena emotiva della musica, o del suono
e delle parole, divengono a loro volta scaturigini di altre immagini,
di poesia. Si flettono a descrivere un'emozione personalissima
.Si
fanno materia e si fanno parola.
Immagini, quindi, che in una scenografia non s'impongono su altri
materiali visivi, ma si impastano meravigliosamente, con qualsiasi
altro segno, in un grande e sospeso magma di poesia.
Marianna de Leoni
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